Viaggio nel mondo della formazione e-learning: punti di forza, criticità e nuova cultura dell’apprendimento (Prima parte)
di Francesca Giordano.
Maria Cinque, ricercatrice e docente universitaria di Metodologie didattiche e comunicative presso l’Università Campus Bio-medico di Roma, ci spiega quanto sia importante, ai fini di una formazione efficace, concepire progetti e-learning che abbiano come punto di partenza gli studenti .
Partiamo subito da una riflessione… Dal suo punto di vista, quali sono i vantaggi e gli svantaggi dell’e-learning?
Tra gli strumenti di apprendimento non formale e informale sicuramente negli ultimi anni c’è Internet. Tutti noi impariamo spesso qualcosa di nuovo navigando su Internet. Ovviamente dobbiamo distinguere tra apprendimento e semplice ricerca delle informazioni, perché avere accesso all’informazione non necessariamente comporta apprendimento. Questa pratica necessita di motivazione e competenze da parte dell’utente che, sulla base di conoscenze pregresse, costruisce una strategia di apprendimento che è personale nei tempi, nei modi e nei luoghi.
Tuttavia, l’apprendimento oggetto di interesse di chi si occupa di e-learning è qualcos’altro, è qualcosa che può essere regolato e organizzato all’interno di un corso con specifici contenuti, verifiche parziali e totali, esercizi e test. Da questa osservazione deriva la riflessione che, spesso, quando parliamo di e-learning lo facciamo dalla prospettiva del docente più che del discente. Per questo motivo, in alcuni casi sarebbe più proprio parlare di e-teaching, utilizzando questo termine non soltanto per l’uso delle tecnologie per i corsi a distanza, ma in generale per qualsiasi attività didattica che implichi l’utilizzo di strumenti informatici.
È il modo di insegnare, difatti, che sta cambiando e che deve necessariamente trovare una nuova dimensione. Soltanto ribaltando la prospettiva dell’e-learning, come è stato concepito finora, è possibile realizzare progetti formativi per la cosiddetta knowledge society.
Quali sono gli aspetti rilevanti legati all’apprendimento?
Uno schema molto utile è quello proposto da Guglielmo Trentin nel 2000, ancora valido, che distingue tra “apprendimento basato su materiali reperibili in rete” e “apprendimento in rete”.
Nel primo caso si può ulteriormente approfondire la tassonomia, indicando quale tipo di coinvolgimento il processo richieda da parte dell’utente: navigazione libera della rete (apprendimento individuale); uso di materiali didattici strutturati (apprendimento individuale); uso di materiali didattici strutturati e assistenza (apprendimento assistito); uso di materiali didattici strutturati e tutoring (apprendimento assistito).
Per quanto riguarda l’apprendimento in rete vero e proprio occorre distinguere: uso di approcci misti (presenza/distanza): apprendimento collaborativo; uso di approcci on-line puri (formazione in rete): apprendimento collaborativo; uso di approcci basati sulle comunità di pratica: apprendimento mutuato.
Quali sono gli elementi che contraddistinguono un buon prodotto e-learning?
In realtà, ciò che molte ricerche hanno dimostrato è che l’e-learning non sempre produce i risultati sperati.
Per i fautori della formazione “tradizionale” l’isolamento davanti al computer è una delle più importanti cause di drop-out (di abbandono) nei corsi di e-learning. La CMC (Computer Mediated Communication) renderebbe deficitario il processo di apprendimento, essendo priva di tutti quegli stimoli sensoriali che completano, contestualizzano e rendono gratificante la relazione formativa.
La presenza fisica in aula con i propri pari aiuta lo studente a comprendere la situazione e il contesto formativo, condividere lo sforzo e motivarsi attraverso dei modelli, rendersi conto dei propri limiti e delle proprie capacità.
E allora quali possono essere delle possibili soluzioni?
Una possibile soluzione a questo problema è quella di abbinare l’e-learning alla formazione in presenza secondo il modello blended, noto anche come modello di apprendimento ibrido (hybrid) o misto.
Negli ultimi anni, modelli di didattica ibrida si stanno diffondendo a vari livelli di istruzione scolastica e universitaria. In realtà, nell’accezione di hybrid andrebbero considerate l’integrazione non solo di elementi legati alla spazialità, reale o virtuale che sia, ma anche delle modalità comunicative (sincrone e asincrone), delle strategie didattiche da adottare nei diversi momenti e nei diversi spazi in cui si sviluppa il processo di insegnamento-apprendimento, dei diversi strumenti tecnologici e delle risorse per l’apprendimento da utilizzare a supporto dello studio individuale e/o collaborativo.
Si tenga presente che oggi esistono buoni prodotti di e-learning, del tutto gratuiti e, talvolta anche “open” (cosa che implica non solo la gratuità ma anche la possibilità di riutilizzare la risorsa secondo regole ben precise dettate dalle licenze Creative Commons).
Questo è un tema molto interessante e allora per il momento la ringrazio e nel prossimo numero partiremo proprio da qui e approfondiremo anche quanto le proprie competenze personali possano influire in questa tipologia di formazione, se ci sia una predisposizione e quali altri possibili fattori esterni a noi contribuiscono all’apprendimento stesso…
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