Viaggio nel mondo della formazione e-learning: punti di forza, criticità e nuova cultura dell’apprendimento (Seconda parte)
di Francesca Giordano
Maria Cinque ricercatrice e docente universitaria di Metodologie didattiche e comunicative presso l’Università Campus Bio-medico di Roma, ci illustra altre tipologie di prodotti e-learning e ci spiega cosa sono le soft skills e quale ruolo rivestono all’interno del processo di apprendimento.
Abbiamo concluso la prima parte dell’intervista facendo riferimento all’esistenza di buoni prodotti e-learning completamente gratuiti e talvolta anche “open”, possiamo aggiungere qualcos’altro a riguardo?
Il termine OER (Open Educational Resources) fu utilizzato per la prima volta dall’UNESCO nel 2002, per indicare un materiale o una risorsa educativa offerta gratuitamente e in modo aperto a chiunque, accordando all’utente il diritto di ri-mixare, migliorare e distribuire le risorse stesse. Esistono licenze appropriate per ogni tipo d’uso.
Un fenomeno emergente nell’ambito della Open Education sono i MOOC (Massive Open Online Courses), corsi online nati anche con il supporto di istituzioni universitarie prestigiose o per iniziativa di docenti e/o esperti di chiara fama, che erogano contenuti educativi di alta qualità accessibili per lo più gratuitamente da chiunque. Il numero dei partecipanti ad ogni corso è mediamente pari a molte migliaia (di qui l’aggettivo Massive presente nell’acronimo). Numerosi sono i progetti su cui stanno investendo aziende come Coursera, Udacity e Udemy, le iniziative no profit (come EdX, a cui hanno aderito l’Università di Berkley, l’Università di Harvard, l’Università del Texas e il MIT di Boston) e i modelli su cui si stanno ristrutturando anche gli LMS ‘tradizionali’ (per esempio Blackboard). Questo interesse è emerso in particolare quando, nel 2011, un corso MOOC promosso dall’Università di Stanford, Introduction to Artificial Intelligence, ha registrato oltre 160.000 partecipanti.
I MOOC non sempre sono “open” nel senso illustrato sopra, ma sono sicuramente accessibili gratuitamente a chiunque.
Per avvicinarsi a questo tipo di formazione è necessario possedere delle soft skills, può spiegarci cosa sono e perché sono importanti?
Una ricerca svolta nel 2009 dall’OECD/CERI, dal titolo 21st Century skills and competences for New Millennium learners in OECD countries, ha messo in evidenza come l’evoluzione della società e dell’economia richiedano ai sistemi educativi di fornire ai giovani nuove capacità e competenze, che consentono loro di beneficiare delle nuove forme emergenti di socializzazione e di contribuire attivamente allo sviluppo economico nel quadro di un sistema in cui l’attività principale è la conoscenza.
Le competenze che appartengono al gruppo delle 21st century skills sono state ‘mappate’ tenendo presente tre dimensioni: information, communication ed ethics and social impact. Queste dimensioni, a loro volta, includono sottodimensioni, come: la capacità di ricercare e valutare le informazioni in rete; la capacità di organizzare e ristrutturare le informazioni reperite; la capacità di condividere e trasmettere i risultati delle proprie ricerche; la capacità di fornire feedback agli altri in rete e di creare comunità; l’uso responsabile ed etico delle risorse in Internet; la capacità di rappresentare e proteggere la propria identità digitale ecc.
Un altro framework è quello proposto dal centro di ricerche americano Institute for the Future. Uno studio realizzato da questo istituto, intitolato Future work skills (2011), fa il punto sui fenomeni sociali ed economici che guideranno il cambiamento del mondo del lavoro nei prossimi anni e individua le competenze professionali (skills) che permetteranno di avere successo in questo nuovo scenario del mondo del lavoro.
I sei fenomeni economico-sociali che caratterizzeranno il cambiamento del mondo del lavoro sono prevedibilmente i seguenti:
- Innalzamento della vita media
- Macchine intelligenti
- Mondo computazionale
- L’ecologia dei nuovi media
- Le organizzazioni super-strutturate
- Il mondo globalmente connesso
Le competenze professionali che occorre coltivare per essere preparati alla nuova era sono le seguenti:
- Skill 1. Sense-making: capacità di determinare il significato più profondo di ciò che viene espresso;
- Skill 2. Social Intelligence: capacità di connettersi agli altri in modo profondo e diretto, di sentire e stimolare reazioni;
- Skill 3. Novel & Adaptive Thinking: pensare e trovare soluzioni e risposte utilizzando metodi non convenzionali;
- Skill 4. Cross-cultural competency: capacità di operare in diversi contesti culturali;
- Skill 5. Computational Thinking: estrarre significato e concetti da grandi quantità di dati.
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